R. Eucken - Die lebensanschaungen der grossen Denker 4to Aufl. Leipzig, 1902.
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È un bellissimo saggio della storia filosofica della filosofia, nella quale si cercherebbe invano quella oggettività così cara agli eruditi, che nasce in fondo o da pusillanimità o da incapacità ad intendere il proprio oggetto, e consiste, come dice il nostro autore, nell'ammannire come verità assolute giudizi correnti e volgari. Niente di tutto questo nel libro di Rudolf Eucken. I grandi pensatori egli li guarda risolutamente in viso come si fa tra persone dello stesso rango, scruta la loro anima profonda e, invece d'incensarli da lontano, egli li interroga da vicino «come uno spirito parla ad altri spiriti», finchè essi siano diventati vita della sua vita, anima della sua anima. È l'oggettività nel senso goethiano della parola, quella che consiste in una sintesi intima tra soggetto e oggetto, in modo che non siano più due ma uno solo.
C'è in questo libro la forza e il calore di un'opera d'arte. Ed, invero, quale altra cosa così splendidamente drammatica come una storia della filosofia?
Se, come l'Eucken crede e noi pure crediamo, la vera filosofia non è altro che la più pura essenza della vita umana, non sarà opera di arte per eccellenza quella in cui si rispecchia l'intima attività di coloro che abitano sulle vette immacolate del pensiero?
In questo senso, l'opera di R. Eucken mi sembra una magnifica aurora.
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